Uguaglianza e divario di genere
Alcuni dati: donne nel commercio tradizionale
- Secondo l’ONU, nonostante le donne costituiscano la metà della popolazione del mondo e producano la metà del cibo del mondo, recepiscono solo un decimo del reddito che le spetta.
- Le donne rappresentano approssimativamente il 70% della popolazione povera del mondo: due adulti su tre che vivono in povertà sono donne.
- Le donne affrontano discriminazione e molestie, sono sfruttate in molte comunità agricole e nelle manifatture tessili. Si stima che quasi una donna su tre ha alta probabilità di subire violenze nella sua vita, con conseguenze fisiche e mentali che si rifletteranno nelle proprie possibilità di mobilità, di partecipazione politica, di istruzione, limitando così anche il proprio essenziale apporto alla creazione di valore sociale.
le donne nel commercio equo e solidale
In un mondo in cui il divario di genere è elevato e preoccupante tanto nei Paesi più svantaggiati dal punto di vista economico quanto in quelli più ricchi, il Commercio Equo e Solidale promuove la parità di genere attraverso azioni concrete: esso crea opportunità e affronta le principali problematiche legate al lavoro delle donne nelle comunità dei paesi in via di sviluppo, permettendo loro di rivestire un ruolo di grande rilievo nelle filiere.
L’ultimo rapporto annuale di Equo Garantito (in Italia) evidenzia come il 38,5% delle 65 organizzazioni italiane aderenti abbia scelto una presidente donna. Mentre, tra le cinquecento persone impiegate la componente femminile pesi per il 71,5%.
Le stesse proporzioni si osservano a livello mondiale: secondo quanto riporta il Rapporto sul modello di business del fair trade le donne che guidano le organizzazioni equosolidali sono il 52% a fronte del 9% nelle imprese tradizionali.
Questo impegno riflette il sesto dei principi del Commercio Equo e Solidale, che garantisce la non discriminazione a tutti i livelli per le persone e di fornire pari opportunità a donne e uomini per sviluppare le loro capacità, promuovendo ruoli attivi e di rilievo alle donne nelle organizzazioni.
Le stesse proporzioni si osservano a livello mondiale: secondo quanto riporta il Rapporto sul modello di business del fair trade le donne che guidano le organizzazioni equosolidali sono il 52% a fronte del 9% nelle imprese tradizionali.
Questo impegno riflette il sesto dei principi del Commercio Equo e Solidale, che garantisce la non discriminazione a tutti i livelli per le persone e di fornire pari opportunità a donne e uomini per sviluppare le loro capacità, promuovendo ruoli attivi e di rilievo alle donne nelle organizzazioni.
alcuni esempi di donne nel commercio equo
Tra le tante storie al femminile del fair trade, possiamo evidenziare il progetto delle artigiane di Craft Link in Vietnam, che per aiutare economicamente le loro famiglie in una zona sfruttata solo per la produzione di riso, un prodotto di basso valore economico, hanno iniziato a lavorare vasi, seta, gioielli e borse. È l’inclusione sociale a muovere il progetto, come strumento di lotta alla povertà molto diffusa nelle aree rurali del paese. Per questo, Craft Link impiega nel processo produttivo persone con disabilità, ragazze madri e donne appartenenti a minoranze etniche.
Un altro esempio di progetto al femminile è BaSE Bangladesh, che tra i prodotti di punta propone le ceste in Kaisa e juta, intrecciate con foglie di dattero o palma. Ogni cesta è realizzata a mano, utilizzando materie prime naturali e sostenibili, al 100% biodegradabili e riciclabili. BaSE è gestita da oltre 5.000 artigiane (il 99% donne) organizzate in 12 associazioni di produttori. Queste donne provengono da comunità emarginate e, grazie a BaSE, hanno la possibilità di mettere in mostra le loro capacità e di partecipare attivamente al mercato globale con oltre 3.000 prodotti.