Il Commercio Equo e Solidale in Italia e nel resto del mondo ad oggi
STORIA DELLA RETE SOLIDALE IN ITALIA
In Italia le iniziative pioniere delle economie solidali (fondate sul rispetto e la cura delle persone, delle comunità e dell’ambiente) e trasformative (ossia di transizione da un’economia tradizionale basata su disuguaglianze di reddito e accesso ai beni fondamentali, ad un’economia solidale, equa, ecologica, nonviolenta, cooperativa, sostenibile, di servizio e democratica) risalgono a circa 40 anni fa, inizialmente con le prime aziende agricole biologiche, poi, verso la fine degli anni 80, proprio con la nascita del Commercio Equo e Solidale e la fondazione della società cooperativa “Ctm Altromercato”.
Tra gli anni 90 e l’inizio del 2000 il Commercio Equo e Solidale ha avuto una crescita importante. Da un lato, cittadini più critici e consapevoli si aggregarono a formare poi i Gruppi d’acquisto solidali (Gas), per acquistare insieme i prodotti alimentari e di uso comune secondo i criteri sociali e ambientali, stabilendo un rapporto fiduciario e solidale tra produttori e consumatori e stipulando i primi “patti di economia solidale”. Dall’altro, sorgono iniziative di sensibilizzazione, informazione e denuncia, con la nascita di realtà come l’editore Altreconomia e l’istituto di credito Banca Popolare Etica, nonché l’apertura di fiere ed eventi dedicati alle tematiche del commercio equo e solidale.
Nascono Distretti di Economia Solidale (Des) a livello locale, e la Rete di Economia Solidale (Res) come forma di riferimento e dialogo a livello nazionale. Recentemente, negli anni 2020 le organizzazioni di economia solidale quali Gas, Des, realtà di finanza etica, agricoltura biologica, energie rinnovabili e comunità energetiche, esperienze mutualistiche, associazioni e riviste, formano l’associazione Ries-Rete Italiana per l’Economia Solidale.
Tra gli anni 90 e l’inizio del 2000 il Commercio Equo e Solidale ha avuto una crescita importante. Da un lato, cittadini più critici e consapevoli si aggregarono a formare poi i Gruppi d’acquisto solidali (Gas), per acquistare insieme i prodotti alimentari e di uso comune secondo i criteri sociali e ambientali, stabilendo un rapporto fiduciario e solidale tra produttori e consumatori e stipulando i primi “patti di economia solidale”. Dall’altro, sorgono iniziative di sensibilizzazione, informazione e denuncia, con la nascita di realtà come l’editore Altreconomia e l’istituto di credito Banca Popolare Etica, nonché l’apertura di fiere ed eventi dedicati alle tematiche del commercio equo e solidale.
Nascono Distretti di Economia Solidale (Des) a livello locale, e la Rete di Economia Solidale (Res) come forma di riferimento e dialogo a livello nazionale. Recentemente, negli anni 2020 le organizzazioni di economia solidale quali Gas, Des, realtà di finanza etica, agricoltura biologica, energie rinnovabili e comunità energetiche, esperienze mutualistiche, associazioni e riviste, formano l’associazione Ries-Rete Italiana per l’Economia Solidale.
La situazione del Commercio Equo e Solidale prima e dopo l’emergenza COVID
I dati del 2023 mostrano un calo delle vendite sia in tutti i formati di punti vendita che nelle catene del biologico e nei supermercati. Tra i “fattori negativi” che hanno messo in difficoltà il commercio equo e solidale in Italia nell’ultimo anno risultano «i ritardi dei trasporti soprattutto via mare», «l’incremento del costo dell’energia», «la crisi del settore logistico in Italia, che si traduce in un aumento dei costi del trasporto su gomma e in ritardi ed errori nelle consegne».
A riequilibrare il bilancio sono i ricavi dalla ristorazione scolastica, aumentati del 10,5 per cento, e la cooperazione con grandi imprese: su 55 milioni di fatturato complessivo, dieci provengono da progetti con aziende come Ferrero, che importa lo zucchero di canna dalle isole Mauritius, e Loacker, che acquista il cacao equo e solidale in Ecuador, mentre i comuni di Milano e Roma hanno introdotto le banane e il cioccolato equi e solidali nei menu delle mense scolastiche. Sono questi ultimi dati che ci spingono a dire che finalmente, dopo anni di cali, ci sono segnali di tenuta.
Oggi i prodotti con il marchio Fairtrade si trovano in 2.400 punti vendita, tra supermercati, discount, negozi di vicinato, bar e pasticcerie in Italia. L’ufficio stampa di Faitrade fa sapere che «negli ultimi anni i consumi dei prodotti hanno sempre tenuto nonostante l’inflazione». In Italia nel 2022 sono stati spesi 580 milioni di euro in prodotti equi e solidali, contribuendo a generare 3,8 milioni di euro di premio, vale a dire una cifra extra per assicurare l’avvio di progetti a sostegno dello sviluppo produttivo, economico e sociale delle comunità, ai produttori in Asia, Africa e America Latina.
Negli ultimi dieci anni però il commercio equo e solidale ha dovuto far fronte a un lento ma costante ridimensionamento.
La pandemia da coronavirus ha peggiorato la situazione: secondo un questionario inviato da Altromercato ai suoi fornitori, tra il 2020 e il 2021 i produttori di generi alimentari hanno perso in media il 22 per cento del fatturato, mentre gli artigiani hanno visto ridursi gli acquisti del 61 per cento. Il calo, secondo Altromercato, è stato causato dai lockdown, dalla carenza di materie prime per produrre, dal rallentamento dei trasporti locali e internazionali e dalla riduzione delle vendite nelle botteghe e nei supermercati.
https://www.ilpost.it/2023/12/20/commercio-equo-e-solidale-crisi/
A riequilibrare il bilancio sono i ricavi dalla ristorazione scolastica, aumentati del 10,5 per cento, e la cooperazione con grandi imprese: su 55 milioni di fatturato complessivo, dieci provengono da progetti con aziende come Ferrero, che importa lo zucchero di canna dalle isole Mauritius, e Loacker, che acquista il cacao equo e solidale in Ecuador, mentre i comuni di Milano e Roma hanno introdotto le banane e il cioccolato equi e solidali nei menu delle mense scolastiche. Sono questi ultimi dati che ci spingono a dire che finalmente, dopo anni di cali, ci sono segnali di tenuta.
Oggi i prodotti con il marchio Fairtrade si trovano in 2.400 punti vendita, tra supermercati, discount, negozi di vicinato, bar e pasticcerie in Italia. L’ufficio stampa di Faitrade fa sapere che «negli ultimi anni i consumi dei prodotti hanno sempre tenuto nonostante l’inflazione». In Italia nel 2022 sono stati spesi 580 milioni di euro in prodotti equi e solidali, contribuendo a generare 3,8 milioni di euro di premio, vale a dire una cifra extra per assicurare l’avvio di progetti a sostegno dello sviluppo produttivo, economico e sociale delle comunità, ai produttori in Asia, Africa e America Latina.
Negli ultimi dieci anni però il commercio equo e solidale ha dovuto far fronte a un lento ma costante ridimensionamento.
La pandemia da coronavirus ha peggiorato la situazione: secondo un questionario inviato da Altromercato ai suoi fornitori, tra il 2020 e il 2021 i produttori di generi alimentari hanno perso in media il 22 per cento del fatturato, mentre gli artigiani hanno visto ridursi gli acquisti del 61 per cento. Il calo, secondo Altromercato, è stato causato dai lockdown, dalla carenza di materie prime per produrre, dal rallentamento dei trasporti locali e internazionali e dalla riduzione delle vendite nelle botteghe e nei supermercati.
https://www.ilpost.it/2023/12/20/commercio-equo-e-solidale-crisi/
Il commercio equo e solidale nel resto del mondo
Il tema del commercio equo e sostenibile non venga affrontato in maniera sistematica dalle Nazioni Unite. All'interno del sistema ONU non esiste un'agenzia specializzata sul fair trade. L'ONU al contrario sembra abbracciare la visione dell'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), dove la locuzione fair trade sta ad indicare unicamente un sistema di regole che rendano il rapporto fra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati più bilanciato in termini di accesso al mercato internazionale.
Se guardiamo l’Asia, molti paesi come India, Vietnam, Bangladesh, Nepal, Thailandia e Cambogia, sono protagonisti di questa rete grazie alla loro lunga tradizione artigianale e agricola.
In Cina, invece, il commercio equo e solidale è meno sviluppato, ma sta lentamente emergendo. Tradizionalmente, la Cina è vista come una grande esportatrice di prodotti artigianali e industriali, ma il Fair Trade sta iniziando a farsi strada come modello di sviluppo sostenibile, soprattutto in specifici settori e regioni rurali.
Se guardiamo l’Asia, molti paesi come India, Vietnam, Bangladesh, Nepal, Thailandia e Cambogia, sono protagonisti di questa rete grazie alla loro lunga tradizione artigianale e agricola.
In Cina, invece, il commercio equo e solidale è meno sviluppato, ma sta lentamente emergendo. Tradizionalmente, la Cina è vista come una grande esportatrice di prodotti artigianali e industriali, ma il Fair Trade sta iniziando a farsi strada come modello di sviluppo sostenibile, soprattutto in specifici settori e regioni rurali.
- Porcellane, tessuti, ricami, prodotti in bambù: alcune cooperative locali stanno adottando pratiche equosolidali per promuovere prodotti di qualità a prezzi giusti.
- Agricoltura: alcune aree rurali producono tè, caffè e spezie esportati attraverso il circuito del Fair Trade.
- Prodotti biologici: negli ultimi anni, il mercato locale per prodotti biologici ed equosolidali ha iniziato a crescere, soprattutto nelle città più grandi come Pechino, Shanghai e Shenzhen.
- Molti progetti di commercio equo in Cina sono sostenuti da organizzazioni internazionali o reti come il World Fair Trade Organization (WFTO). Queste organizzazioni promuovono il commercio equo anche in Cina, collaborando con piccoli produttori per garantire pratiche etiche, ma i progetti sono limitati in scala e principalmente orientati all'export.
alcune organizzazioni del commercio equo cinese
- WFTO Asia - network di organizzazioni di commercio equo in Asia, nodo del network internazionale WFTO (World Fair Trade Organization).
- Threads of Yunnan é un progetto di commercio equo per la promozione di prodotti di comunità rurali di donne.
- Oxfam Hong Kong é un'organizzazione umanitaria internazionale che opera per combattere la povertà in Cina e in altri Paesi del mondo. Questa associazione fa parte della rete di Oxfam international.
- Oxfam Hong Kong e Fair Trade Hong Kong hanno recentemente organizzato una conferenza sul commercio equo.
- Yunnan Dried Flowers and Handicrafts: Nella provincia dello Yunnan, alcune cooperative artigianali producono fiori essiccati decorativi, carta fatta a mano e oggetti in legno lavorati, spesso esportati tramite reti equosolidali.
- Tè Fair Trade: Diverse cooperative cinesi, come quelle nella regione del Fujian, producono tè certificato equosolidale (tè verde, oolong, e tè nero). Alcuni marchi occidentali, come Equal Exchange o Clipper Tea, distribuiscono questi prodotti con certificazione Fairtrade.
- WEAVE (Women’s Education for Advancement and Empowerment): Anche se è un'organizzazione thailandese, ha sostenuto alcuni progetti con comunità cinesi di minoranze etniche, come gli Hmong, per la produzione di tessuti artigianali.
Alcuni prodotti del commercio equo cinese
- Seta e tessuti tradizionali: Alcuni tessitori cinesi creano prodotti come sciarpe e tappeti destinati al commercio equo.
- Porcellana e ceramiche: In regioni come Jingdezhen, si trovano iniziative per valorizzare la lavorazione etica e sostenibile della porcellana.
- Alimenti biologici: Oltre al tè, spezie come zenzero, pepe di Sichuan, e funghi secchi possono provenire da piccole cooperative