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Come Identificare i prodotti del commercio equo e solidale

Identificare un prodotto equo e solidale richiede attenzione a determinati elementi che garantiscono trasparenza e rispetto dei principi del commercio equo. Ecco come riconoscerlo:

1. Certificazioni e Loghi

  • Fairtrade: Certificazione internazionale che assicura condizioni di lavoro eque, prezzi minimi garantiti e sostenibilità ambientale.
  • World Fair Trade Organization (WFTO): Attesta che l'intera organizzazione aderisce ai 10 principi del commercio equo.
  • ​Ecocert o altri marchi ambientali possono integrare la garanzia di sostenibilità.
Approfondisci Le certificazioni

2. Origine del Prodotto

  • I prodotti equosolidali spesso provengono da paesi in via di sviluppo.
  • Le etichette specificano chi ha prodotto l'articolo e quale impatto sociale o ambientale è stato generato.

3. Trasparenza dell'Azienda

  • Le aziende che promuovono il commercio equo condividono informazioni sui loro produttori, sulla filiera e sull'uso del ricavato per progetti sociali o comunitari.

4. Materiali e Lavorazione

  • L'uso di materiali naturali o riciclati, unito a tecniche artigianali, è spesso segno distintivo.
  • I prodotti sono realizzati senza sfruttamento e rispettano le tradizioni locali.

5. Rivenditori Affidabili

  • Acquistare presso negozi specializzati (come botteghe del mondo o cooperative sociali) aumenta la certezza che si tratti di prodotti equosolidali autentici.

6. Prezzo e Valore

  • Il prezzo è equo e non sottoposto alla logica del massimo ribasso. Viene spesso spiegato come il prezzo copra salari dignitosi, materie prime e costi di sviluppo sociale.

La composizione dei prodotti del commercio equo e solidale

Un prodotto può essere composto da diversi elementi, quindi non tutte le sue componenti potrebbero venire dal commercio equo e solidale. Non esiste una regola universale applicabile a tutti i prodotti per determinare la "percentuale" di commercio equo e solidale necessaria per essere considerati tali, poiché dipende dai criteri definiti dagli organismi di certificazione e dalle politiche aziendali. Tuttavia, ci sono alcune linee guida generali:
Per le certificazioni Fair Trade:
  • Organizzazioni come Fairtrade International richiedono che un prodotto contenga almeno il 20% di ingredienti certificati Fair Trade per poter utilizzare il marchio Fairtrade. Tuttavia, per molti prodotti (come il caffè, il tè o lo zucchero), il 100% del contenuto deve essere equosolidale per essere certificato.
  • Quando non è possibile raggiungere il 100%, è necessario specificare la percentuale di ingredienti Fair Trade sull'etichetta.

Per prodotti artigianali:
  • Per i prodotti artigianali non alimentari, l'intero prodotto deve essere realizzato secondo i principi del commercio equo e solidale, includendo aspetti come il pagamento equo, il rispetto dei diritti dei lavoratori e la sostenibilità ambientale.

Secondo i Principi del WFTO (World Fair Trade Organization):
  • Il WFTO si basa su un approccio olistico: un prodotto è equosolidale se l'intera filiera produttiva rispetta i 10 Principi del Commercio Equo e Solidale, indipendentemente dalla percentuale. Non è solo una questione di ingredienti, ma di pratiche commerciali.

E COME VENGONO SVOLTI I CONTROLLI?

Le centrali di importazione hanno l’importante ruolo di adozione di strumenti per verificare che i produttori rispettino gli standard etici e qualitativi del commercio equo:
  1. Audit periodici: inviano ispettori o collaboratori locali per visitare i produttori, controllando condizioni di lavoro, salari e conformità agli standard.
  2. Certificazioni: spesso lavorano con enti terzi di certificazione (come Fairtrade International) per garantire che i prodotti rispettino criteri internazionali.
  3. Rapporti diretti: mantengono un dialogo costante con i produttori, attraverso visite sul campo, rapporti regolari e scambi di documentazione.
  4. Partnership trasparenti: stipulano accordi chiari e pubblici con i produttori, assicurando prezzi equi e condizioni commerciali stabili.
  5. Coinvolgimento delle reti locali: collaborano con ONG, associazioni e attori locali per monitorare la situazione delle comunità produttrici.
L’approccio dei controlli è pensato per creare una relazione basata sulla fiducia, piuttosto che sul mero controllo formale, puntando a migliorare continuamente le condizioni di vita e lavoro delle comunità partner.

Approfondimento sugli audit

Per quanto riguarda i controlli effettuati direttamente in loco, dai produttori, vengono svolti spesso degli audit, che è processo rigoroso e strutturato che valuta il rispetto degli standard definiti per garantire che il prodotto soddisfi i criteri di equità sociale, sostenibilità ambientale e trasparenza economica. Ecco come funziona generalmente:


1. Preparazione e richiesta di certificazione
  • Il produttore o l'organizzazione interessata richiede l'audit presso un ente certificatore, come Fairtrade International o WFTO (World Fair Trade Organization).
  • L'ente certificatore fornisce documentazione sugli standard e i requisiti da rispettare.
2. Raccolta delle informazioni
  • L'azienda o il gruppo produttivo prepara una serie di documenti, tra cui:
    • Dettagli sui processi produttivi.
    • Condizioni di lavoro.
    • Trasparenza finanziaria.
    • Gestione delle materie prime.
    • Progetti di impatto sociale e ambientale.
3. Audit iniziale (on-site e documentale)
  • Gli auditor visitano i siti produttivi e analizzano i documenti forniti. Durante la visita vengono verificati:
    • Le condizioni di lavoro (es.: rispetto del salario minimo e orari di lavoro equi).
    • L’assenza di sfruttamento, lavoro minorile o pratiche discriminatorie.
    • L’uso di pratiche agricole o produttive sostenibili.
    • La trasparenza lungo la filiera produttiva e commerciale.
  • Gli auditor possono intervistare i lavoratori e le comunità locali per verificare il rispetto degli standard.
4. Valutazione del rispetto degli standard
  • Sulla base delle evidenze raccolte, viene redatto un rapporto che identifica eventuali non-conformità.
  • Se ci sono criticità, l’organizzazione deve presentare un piano d’azione per correggerle entro un periodo definito.
5. Emissione della certificazione
  • Una volta verificate tutte le conformità, l’ente certificatore rilascia la certificazione per un periodo prestabilito (di solito 1-3 anni).
6. Audit di sorveglianza
  • Per mantenere la certificazione, l’organizzazione è soggetta a controlli periodici per garantire che gli standard continuino a essere rispettati.
7. Rinnovo della certificazione
  • Al termine del periodo di validità, l’organizzazione deve sottoporsi a un nuovo audit per confermare il rispetto continuo dei requisiti.
Punti chiave degli standard di certificazione:
  • Equità economica: prezzi equi e prefinanziamento per i produttori.
  • Condizioni sociali: diritti dei lavoratori, empowerment delle comunità locali.
  • Sostenibilità ambientale: riduzione dell'impatto ambientale, utilizzo di materiali sostenibili.
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